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Anche quest’anno l’Eurovision Song Contest ha confermato di essere molto più di una semplice competizione musicale: è un case study perfetto. Come può un evento live diventare un fenomeno digitale globale grazie all’uso strategico dei social media, al coinvolgimento di creator, influencer e dinamiche virali? Dal palco al feed, dalla diretta alla reaction, il concorso è diventato un’esperienza collettiva vissuta in real-time su più dispositivi. Il coinvolgimento non si finisce durante la finale: si estende nei giorni successivi, alimentato da meme, trend, clip e contenuti variegati. Eurovision è ormai un evento che vive in simbiosi con il mondo digitale, un laboratorio live per marketer, content creator e brand che vogliono capire come creare attenzione, engagement e reazioni autentiche. I dati parlano chiaro: il pubblico dell’Eurovision è giovane, connesso e attivo. E soprattutto: è abituato a partecipare, non solo a guardare.
L’edizione 2025 del Eurovision Song Contest ha dato spettacolo e varietà tra i partecipanti a quest’edizione, con numerosi paesi in gara qualificati pronti a esibirsi sotto il motto United by Music. Tra i ritorni più attesi c’è stato Israele nel contest, mentre i Paesi Bassi al Junior Eurovision hanno mostrato energia, alzando altele aspettative anche per la versione “senior”. L’Italia, naturalmente, è stata presente: Anche nazioni storiche come la Danimarca, la Macedonia del Nord, San Marino e la Svizzera confermano la partecipazione all’Eurovision Song, mentre il palco della Jakobshalle di Basilea, dove si svolgerà il concorso, accoglierà nuovi artisti come JJ dall’Austria con la canzone Wasted e il singolare Tommy Cash. Tra i conduttori hanno circolato i nomi di Sandra Studer, Sven Epiney e Mélanie Freymond, legati alla SRG SSR. Un evento davvero globale che ha coinvolto anche il resto del mondo, tra seconda semifinale, serata finale e l’energia travolgente di nomi come DJ Gabry Ponte o Lucio Corsi. In definitiva, il concorso United by Music unisce generi e culture in un’unica grande celebrazione europea.
L’Eurovision 2025 si è svolto nel mese di maggio (nella data tra il 13 e il 17) e ha attirato l’attenzione di milioni di fan in tutta Europa e oltre. Il concorso si è tenuto alla Jakobshalle di Basilea, in Svizzera, un paese da sempre molto attivo nell’organizzazione grazie alla SRG SSR. L’evento è iniziato con le semifinali, tra cui la seconda semifinale, per poi culminare nella tanto attesa serata finale. I partecipanti a quest’edizione, tra cui spiccavano i Paesi Bassi al Junior, Italia vai e Israele al contest, si sono esibiti davanti a un pubblico internazionale entusiasta. Il programma ha offerto giornate intense tra prove, eventi e dirette su ogni emittente e stazione nazionale. Tutto si è svolto, naturalmente, sotto il motto United by Music.
La finale dell’Eurovision 2025 ha rappresentato il culmine di un’edizione già attesissima, ospitata alla Jakobshalle a Basilea. Con i migliori paesi in gara qualificati, l’evento ha condiviso emozioni e spettacolo, guidato da conduttori come Sandra Studer, Sven Epiney e Mélanie Freymond. Tra i partecipanti al Sámi Grand e nomi emergenti come Lucio Corsi o JJ dall’Austria, la varietà musicale sarà massima. L’Italia è tornata in gara con grande entusiasmo. Anche il resto del mondo ha avuto la possibilità di esprimere il proprio voto, rendendo la finale un vero evento globale.
Tra i protagonisti abbiamo visto JJ, Yuval Raphael e Tommy Cash. Olly - che per diritto poteva rappresentare l'Italia dopo la vincita del Festival si San Remo, ha scelto di rinunciare per concentrarsi sui suoi progetti musicali in patria.
Grazie al regolamento (l'Italia è uno dei “Big Five”), Lucio Corsi - secondo classificato a Sanremo - è stato automaticamente ammesso alla finale dopo che la RAI lo aveva selezionato come portabandiera, incarico che ha accettato con entusiasmo.
Chi è stato il vincitore dell’Eurovision Song Contest 2025? La domanda ha tenuto col fiato sospeso milioni di spettatori fino all’ultimo voto della serata finale, fino ad assegnare il podio al cantante austriaco JJ con la canzone Wasted Love.
Nelle edizioni precedenti, i Paesi Bassi, la Svizzera e Israele avevano spesso dominato la scena, ma nel 2025 è stata l’Italia a brillare particolarmente, grazie a brani come New Day Will Rise o Tattoo, protagonisti del concorso – Tattoo. Tra le esibizioni più discusse ci sono state quelle dell’eccentrico Tommy Cash, e di artisti emergenti come Miriana Conte e Poupée Monte, che hanno portato originalità sul palco. Il trionfatore è stato scelto tra i partecipanti a Ethnikos Telikos, con voti provenienti non solo dall’Europa, ma anche dal resto del mondo, grazie a un sistema di votazione sempre più inclusivo che ha reso questa edizione davvero globale.
Nel 2024 si è aggiudicato il premio il cantante svizzero Nemo con la canzone The Code, mentre nel 2023 era stata Loreen con Tattoo.
Negli ultimi anni l’Eurovision si è trasformato in un evento pensato non solo per la TV, ma anche (e soprattutto) per essere fruito, commentato e discusso sui social. Le performance non finiscono sul palco: vivono nei duetti TikTok, nei reel reaction, nelle cover acustiche alternative, nei meme, nei video backstage su Instagram e nelle YouTube reaction.
TikTok ha giocato un ruolo centrale. Oltre ad essere main sponsor ufficiale dell’edizione 2025, ha creato una user experience immersiva con effetti esclusivi, sticker AR personalizzati e clip musicali utilizzabili dagli utenti. Nella sola settimana della finale, l’hashtag #Eurovision2025 ha superato i 5 miliardi di visualizzazioni, trainando un’ondata di contenuti generati dal pubblico. Ogni esibizione si è trasformata in un micro evento virale, con artisti che ottenevano milioni di views ancor prima della fine della loro performance. Il pubblico non si limita più a osservare: ricrea, commenta, parodizza e reinterpreta. L’Eurovision è diventato uno spettacolo social-first, progettato per vivere in streaming e nello scroll infinito dei feed.
Come accennato, a trionfare a Basilea è stato JJ con "Wasted Love" per l’Austria, ma tra i protagonisti più acclamati spicca il nostrano Lucio Corsi che ha conquistato il quinto posto brillando per lo stile estetico tra Bowie e i grandi cantautori italiani anni ’70. Già virale prima della finale, Lucio ha catalizzato l’attenzione anche grazie alla sua forte identità visiva, diventando un’icona queer-friendly e glam-rock per la Gen Z.
La sua presenza social è stata strategicamente potenziata: oltre 450.000 menzioni su X (Twitter) tra il 15 e il 18 maggio e centinaia di migliaia di repost tra Instagram e TikTok. A supportare il buzz, una campagna mirata che ha visto la partecipazione di creator italiani come BigMama, rapper, co-commentatrice Rai, ha ulteriormente amplificato l’hype con il suo racconto pungente e inclusivo, offrendo una chiave di lettura che ha conquistato le comunità femministe e LGBTQIA+. L’Italia, pur non vincendo, si è distinta come uno dei Paesi più discussi online.
L’Eurovision Song Contest è un vero e proprio ecosistema digitale che vive tutto l’anno, alimentato da una community internazionale di fan e content creator. Negli ultimi anni, infatti, è esplosa una vera e propria industria parallela composta da blogger, youtuber e influencer specializzati, che seguono con passione ogni fase della competizione, dalle selezioni nazionali alle finali internazionali.
Tra i nomi più noti c’è stato William Lee Adams, fondatore di Wiwibloggs, tra i canali più autorevoli dedicati all’Eurovision. Con oltre 200.000 iscritti su YouTube, Wiwibloggs propone reaction video, classifiche, interviste esclusive e contenuti che raggiungono anche 20 milioni di visualizzazioni. Adams, ex giornalista BBC, è diventato una figura di riferimento per il fandom, definendo l’Eurovision come “le Olimpiadi della musica”.
Un altro punto di riferimento è stata Alesia Michelle, creator statunitense che su YouTube analizza performance, costumi e politiche interne al concorso, con una community molto attiva che segue ogni suo video.
Tra le voci emergenti è comparso Tom Davitt, fisioterapista irlandese e autore del canale YouTube Eurovox che racconta retroscena e aneddoti dei concorrenti in gara. Insieme ad altri creator europei, ha formato una redazione internazionale per coprire il contest con podcast, short, e interviste sul campo.
Ma l’interesse non si è esaurito sui canali YouTube: newsletter, podcast, account TikTok e Instagram hanno completano l’universo social dell’Eurovision. Creatori come ESCXTRA, Eurovision Hub e Destination Eurovision hanno trasformato la loro passione in una professione, attirando partnership, accreditamenti stampa e collaborazioni con le delegazioni ufficiali.
Il successo di questi creator è dovuto alla loro capacità di raccontare l’Eurovision con passione, competenza e continuità, colmando un vuoto lasciato dai media tradizionali. Il racconto è spesso più empatico, diretto e coinvolgente, capace di trasformare ogni canzone o artista in una storia da seguire.
Ecco perché l’Eurovision non dura una settimana, ma tutto l’anno, grazie a una galassia di creator che tengono vivo l’entusiasmo dei fan con contenuti costanti, personalizzati e ad alto valore di intrattenimento.
I social sono letteralmente impazziti: i momenti più iconici si sono trasformati in miniera di meme, commenti e gif irresistibili. Il picco? Senza dubbio l’ingresso trionfale di Erika Vikman sul microfono dorato che spara scintille, diventato virale su TikTok e già remixato in versioni dance, metal e persino classica. Ma anche i “Viking Jedward” islandesi con le loro remate sincronizzate hanno conquistato il cuore (e lo humor) del pubblico online. E poi c’è stato Tommy Cash che con la sua Espresso Macchiato ha ispirato una challenge su Instagram e una valanga di reaction che vanno dal “WTF” al “genio assoluto”. Tra coreografie improbabili, outfit fetish e citazioni assurde (“Life is like spaghetti, it’s hard until you make it”), questa edizione di Eurovision è entrata nel mito digitale.
Non sono mancati i mashup improbabili, come quello che accoppia la ballad drammatica di Louane con i passi di danza dei ballerini in accappatoio della Svezia, o i commenti che hanno chiesto un disco in duo tra la dominatrix finlandese e Celine Dion. Su X (ex Twitter), il pubblico si è scatenato con pronostici, gif ironiche e thread dedicati: dai look ai giochi di luce.
Su Reddit si sono analizzati i sottotesti politici delle performance, mentre su Facebook hanno spopolato i video reaction delle nonne italiane che cercavano di capire cosa diavolo stesse succedendo sul palco. Anche i brand hanno partecipato alla conversazione: una nota catena di caffetterie ha lanciato un filtro “Espresso Macchiato Mood” per Instagram.
L’Eurovision è ormai strutturato come un ecosistema digitale dove la performance è solo il primo step. I contenuti extra e le versioni alternative come cover, dietro le quinte, video verticali... sono pensati per alimentare l’"afterlife" digitale.
Ogni partecipazione si costruisce come una strategia cross-platform. Gli artisti creano mini documentari su YouTube, fanno dirette su Instagram, duettano su TikTok e lanciano challenge. È un mix che si alimenta nel quale ogni contenuto genera reazioni, remix e nuove interpretazioni.
Come osserva Dr Brittany Ferdinands dell’Università di Sydney, “la viralità oggi vale quanto la vittoria. Gli algoritmi decidono il successo tanto quanto le giurie.” Un esempio lampante è Go-Jo: escluso dalla finale, ha raggiunto 1 miliardo di views su TikTok grazie a una challenge legata al suo brano “Milkshake Man”. Un successo che dimostra come l’impatto digitale possa superare il risultato ufficiale
aprendo porte nel mercato discografico e nello streaming.
L’Eurovision può essere letto come un modello di marketing integrato che fonde eventi live, strategia digitale, partecipazione attiva del pubblico e narrazioni crossmedia diventando così un caso di studio perfetto per comprendere come costruire una community intorno a un evento culturale globale.
Tutto inizia con una narrazione coerente che viene declinata su più piattaforme e che lascia spazio all’improvvisazione, all’interazione e alla creatività degli utenti. Ogni performance infatti non è mai solo un’esibizione musicale, ma un contenuto grezzo che viene rielaborato all’infinito remixato, ricontestualizzato, trasformato in reaction, in sketch comici, in challenge da replicare nel bagno di casa.
La viralità non è un effetto collaterale ma un obiettivo strategico: ogni artista arriva preparato con uno storytelling visivo e digitale preciso che si snoda dal primo teaser, passando dalla finale e andando ben oltre. L'artista non comunica in autonomia, ma si appoggia a community preesistenti, a fandom internazionali e a creator che fungono da moltiplicatori.
Le case discografiche collaborano con agenzie di social media e talent management per costruire piani editoriali personalizzati spesso già in anticipo rispetto alla selezione nazionale. Un lavoro meticoloso che si riflette in contenuti di backstage, si trasforma in tour virtuali nella città ospitante e in campagne coordinate tra TikTok e Spotify.
In questo ecosistema, anche i brand trovano spazio per inserirsi con contenuti coerenti: dalla creazione di filtri AR sponsorizzati alla collaborazione con micro influencer locali che raccontano l’evento dal vivo, sono in grado di creare un ponte tra fan e palco persino i momenti “non musicali” come: la scelta dell’outfit, la prima prova in sala stampa, l’arrivo all’aeroporto. Tutto si trasforma in storytelling e gli utenti si immedesimano.
Ciò che colpisce è il modo con il quale Eurovision riesce a mescolare musica, moda, attivismo, linguaggi pop e cultura digitale creando un universo transmedia in cui ogni elemento è in grado di creare engagement.
Persino l’ironia gioca un ruolo chiave: gli errori in diretta, i meme sui social, i look discutibili. Tutto viene messo in piazza anziché nascosto, trasformando le imperfezioni in bellezza virale. Questo approccio permette al brand Eurovision di "rimanere giovane" (pur avendo settant’anni di storia), e adattarsi al linguaggio delle nuove generazioni senza perdere autorevolezza.
In definitiva, il vero protagonista dell’evento non è solo chi vince ma chi riesce a rimanere al centro della conversazione anche dopo il gran finale.
La lezione per brand e professionisti del digitale è chiara: oggigiorno chi crea engagement crea valore e chi costruisce narrazioni condivisibili entra nel cuore delle community. La musica diventa solo il punto di partenza per qualcosa di molto più grande: un’esperienza culturale condivisa e consivisibile.
L’Eurovision 2025 ci ha insegnato che non basta esserci, ma bisogna saper stare. In un panorama dominato da contenuti veloci e relazioni digitali, è fondamentale ideare contenuti originali e costruire narrazioni coerenti e coinvolgenti specifiche per le diverse piattaforme.
I brand devono imparare a inserirsi nella conversazione senza forzature diventando parte del racconto. Ecco perché ’influencer marketing, quando ben orchestrato, diventa uno strumento potentissimo in grado di connettere brand, eventi e community.
L’Eurovision ci mostra che oggi l’engagement è il vero KPI che calcola l’attenzione. E che i contenuti non devono imporsi, ma essere condivisi. Il segreto sta nell’autenticità e nella capacità di costruire esperienze che parlino lo stesso linguaggio del pubblico: visivo, rapido, partecipativo e autentico.
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