pubblicato su
30/9/2024

Influencer: Cosa è cambiato dopo il Pandoro Gate, le nuove regole dell'AGCOM e le cause del ritardo nell'approvazione

Negli ultimi anni, il mondo degli influencer ha vissuto una profonda trasformazione, accelerata da eventi mediatici di grande impatto e da nuove normative volte a garantire maggiore trasparenza nel settore. Uno dei casi più rilevanti è stato il cosiddetto Pandoro Gate, che ha coinvolto Chiara Ferragni e il marchio Balocco durante le festività natalizie del 2023. Questo scandalo ha acceso i riflettori sulla necessità di regole più rigide riguardanti la comunicazione pubblicitaria online e ha spinto l'AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) a intervenire con nuove linee guida per i professionisti del marketing digitale.

le nuove regole dell'AGCOM
le nuove regole dell'AGCOM

L'impatto del Pandoro Gate

Il caso Pandoro Gate ha sollevato numerose domande sulla trasparenza delle sponsorizzazioni online, innescando un dibattito acceso sia tra gli esperti del settore che tra i consumatori. L'evento ha messo in evidenza la necessità di una maggiore chiarezza nella distinzione tra contenuti organici e contenuti sponsorizzati, spingendo l'AGCOM a elaborare provvedimenti volti a migliorare la tutela del pubblico. Da quel momento, la trasparenza è diventata una priorità per molti creator, che sono sempre più attenti a rispettare le nuove norme.

Secondo un'analisi condotta da Inflead, una piattaforma specializzata nell'Influencer Marketing Intelligence, l’effetto del Pandoro Gate è stato evidente già nei primi mesi del 2024. Nonostante il tasso di post sponsorizzati sia rimasto stabile rispetto agli anni precedenti, c'è stato un incremento significativo del 9% nella conformità dei contenuti alle regole stabilite dall’AGCOM. Questo suggerisce che i creator sono diventati più consapevoli e precisi nel segnalare i loro post come sponsorizzati, contribuendo a creare un ambiente digitale più trasparente.

Le nuove regole dell'AGCOM

Parallelamente all’impatto mediatico del Pandoro Gate, l'AGCOM ha introdotto un nuovo quadro normativo che mira a regolamentare l’attività degli influencer. Tra le misure previste, spicca la necessità di segnalare chiaramente quando un contenuto è sponsorizzato, utilizzando diciture inequivocabili come "Adv" o "Sponsored". Inoltre, le regole impongono una maggiore responsabilità per i creator nel rispettare i principi di trasparenza e correttezza nei confronti del pubblico, con sanzioni che possono raggiungere fino a 250.000 euro per chi viola queste norme.

L’analisi di Inflead ha evidenziato come queste nuove regole abbiano già avuto un impatto significativo. Non solo i post sponsorizzati sono aumentati del 4% nell'ultimo trimestre del 2024, ma anche la conformità alle normative è migliorata, con un incremento del 6% nella post compliance. Questo trend positivo conferma che gli influencer stanno adattandosi alle nuove regole, contribuendo a rendere il settore più professionale e affidabile.

Tuttavia, il percorso per l’approvazione definitiva delle regole ha incontrato diversi ostacoli, causando un ritardo nella loro implementazione. Il processo di definizione delle nuove norme si è rivelato più complesso del previsto, principalmente a causa delle numerose parti coinvolte e delle difficoltà nel trovare un accordo su punti cruciali.

Le cause del ritardo nell’approvazione delle nuove regole per gli influencer

L'adozione delle nuove regole per regolamentare l'attività degli influencer in Italia ha subito un significativo ritardo, nonostante la crescente urgenza nel settore per maggiore chiarezza e trasparenza. Le linee guida, previste inizialmente per luglio 2024, sono state posticipate ad ottobre. Questo ritardo, che ha suscitato critiche, è attribuibile a diversi fattori complessi, che hanno reso difficile il processo decisionale all'interno del tavolo tecnico che sta elaborando le normative.

1. Numero elevato di partecipanti e complessità del tavolo tecnico

Il tavolo tecnico, responsabile per la definizione delle nuove regole, è composto da circa settanta partecipanti, provenienti da ambienti molto diversi tra loro. Tra i membri figurano rappresentanti delle piattaforme social (come Instagram, Facebook, YouTube e TikTok), esperti legali, agenzie di pubbliche relazioni, associazioni di categoria e stakeholder del settore musicale, editoriale e perfino vinicolo.

Questo ampio gruppo di partecipanti, pur rappresentando una pluralità di interessi, ha reso estremamente difficile arrivare a un consenso rapido e unanime su vari punti cruciali. La necessità di ascoltare le diverse posizioni, e di bilanciare gli interessi di tutte le parti coinvolte, ha richiesto un tempo considerevole, allungando i tempi previsti per la finalizzazione delle regole. Ogni gruppo di lavoro all'interno del tavolo si è trovato a dover affrontare sfide specifiche legate al proprio ambito di discussione, il che ha complicato ulteriormente il processo.

2. La definizione di "influencer" e i criteri di inclusione

Un altro aspetto che ha pesantemente contribuito al ritardo è stata la difficoltà nel definire chi debba essere considerato un influencer. Questo è uno dei punti più critici, in quanto la regolamentazione influenzerà direttamente la vita professionale di migliaia di persone e dovrà evitare di includere categorie di personalità che non rientrano propriamente nel mondo degli influencer, come attori, sportivi e politici.

Le discussioni sono state concentrate su criteri quantitativi, come il numero minimo di follower e le visualizzazioni medie mensili. Inizialmente si parlava di una soglia minima di un milione di follower cumulativi su tutte le piattaforme per essere considerato influencer, ma questo approccio è stato successivamente modificato, abbassando il limite e richiedendo che il conteggio venga effettuato su una singola piattaforma. Sono stati inoltre proposti altri parametri come il numero medio di visualizzazioni mensili per superare l’ambiguità dell’engagement rate, che in passato era spesso soggetto a manipolazioni.

Definire questi criteri è stato un processo lungo e delicato, in quanto ogni cambiamento potrebbe escludere o includere nuovi soggetti, e le conseguenze di tali decisioni possono influenzare enormemente le dinamiche del mercato. La complessità del settore digitale ha reso difficile stilare una definizione unica e applicabile a tutti gli operatori del settore.

3. La reticenza delle piattaforme social

Un terzo fattore determinante nel rallentamento del processo è stata la scarsa collaborazione da parte delle piattaforme social. Questi giganti del web, come Instagram, Facebook, YouTube e TikTok, sono essenziali per la regolamentazione del settore, in quanto ospitano la maggior parte delle attività degli influencer. Tuttavia, i rappresentanti di queste piattaforme sono stati accusati di essere “poco partecipativi” durante le riunioni del tavolo tecnico.

In alcuni casi, le piattaforme hanno tardato nel fornire i dati necessari per definire le categorie di influencer su cui dovranno ricadere le nuove regole. Ad esempio, è stato richiesto loro di fornire informazioni su creator con almeno 100.000 follower, il 2% di engagement e 24 contenuti pubblicati in un anno, ma tali informazioni sono state fornite con ritardi significativi, ostacolando il progresso delle discussioni. Questa mancanza di collaborazione ha rappresentato un freno importante, visto che le piattaforme giocano un ruolo centrale nell'applicazione e monitoraggio delle normative.

4. Le nuove dinamiche del settore e i cambiamenti nelle regole

Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dal fatto che, durante il corso delle discussioni, il settore dell'influencer marketing è cambiato in maniera significativa. Le aziende stanno spostando sempre più l’attenzione verso micro-influencer, preferendo soggetti con comunità più piccole ma maggiormente coinvolte, rispetto ai macro-influencer con milioni di follower.

Questa dinamica ha costretto l'AGCOM a rivedere parte delle regole inizialmente proposte. Ad esempio, è stata eliminata la soglia minima di un milione di follower per essere considerati influencer, sostituita da parametri più realistici e adattabili a un mercato in evoluzione. Anche le sanzioni previste sono state ridefinite: le multe per violazioni in materia di trasparenza pubblicitaria andranno da 10.000 a 250.000 euro, mentre quelle relative alla tutela dei minori potranno raggiungere i 600.000 euro.

5. L’incertezza sulla tutela dei minori

Uno degli obiettivi primari delle nuove normative è proteggere i minori dall’esposizione incontrollata alla pubblicità sui social media. Questo punto ha richiesto un’attenzione particolare, poiché il tema della tutela dei minori tocca una serie di questioni etiche e legali complesse. Definire misure efficaci per prevenire abusi o manipolazioni rivolte a un pubblico giovane ha portato a ulteriori discussioni e negoziazioni all’interno del tavolo tecnico.

Le difficoltà incontrate nel bilanciare la libertà di espressione dei creator e la protezione dei minori hanno rappresentato un altro punto critico, che ha contribuito al prolungamento dei tempi di lavoro del gruppo incaricato.

Le sanzioni e le nuove prospettive per il futuro

Quando le regole saranno finalmente approvate, verranno introdotte anche sanzioni più severe per chi non rispetta le normative. Le multe previste vanno dai 10.000 ai 250.000 euro per violazioni relative alla trasparenza pubblicitaria, e possono arrivare fino a 600.000 euro per le infrazioni legate alla tutela dei minori.

La trasparenza e il rispetto delle regole sono diventati imperativi per gli influencer, e il ritardo nell’approvazione delle nuove normative non ha fermato il cambiamento che è già in atto. Anche se le regole definitive tardano ad arrivare, l’effetto combinato del Pandoro Gate e delle nuove linee guida sta già migliorando il panorama dell’influencer marketing in Italia.

In conclusione, l’evoluzione del settore è evidente, con una maggiore attenzione alla conformità alle regole e alla trasparenza nei contenuti sponsorizzati. Nonostante il ritardo nell'approvazione delle norme definitive, il futuro del marketing sui social media appare più regolamentato e orientato alla protezione dei consumatori.

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