pubblicato su
October 31, 2025

Quando il dolore diventa virale: come l’Europa sta affrontando la violenza digitale tra i giovani

Dalla Francia al Regno Unito, ONG ed educatori lanciano l’allarme per il crescente aumento della violenza online tra i giovani — e chiedono più empatia, educazione e responsabilità condivisa per combattere questo fenomeno.

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illustration adolescent et cyberharcelement
illustration adolescent et cyberharcelement

In tutta Europa, le organizzazioni contro il bullismo lanciano l’allarme: negli ultimi due o tre anni sono emerse nuove tattiche, le vittime sono sempre più giovani e le piattaforme digitali hanno amplificato le forme di aggressività.
In questo primo giovedì di novembre, Giornata internazionale contro la violenza e il bullismo a scuola, compreso il cyberbullismo, è il momento di fare il punto della situazione.

Negli ultimi tre anni, in tutta Europa, il cyberbullismo è cresciuto sia in termini di diffusione che di complessità.
Uno studio del 2024 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rivelato che un adolescente su sei (15%) in Europa ha subito episodi di cyberbullismo, con percentuali quasi identiche tra ragazzi (15%) e ragazze (16%).
Si tratta di un aumento significativo rispetto al 2018, quando le percentuali erano rispettivamente del 12% per i ragazzi e del 13% per le ragazze.

Nel frattempo, le linee di assistenza della rete Insafe dell’Unione Europea, che copre 28 Paesi, segnalano che il cyberbullismo continua a essere uno dei principali motivi di contatto.
Nel primo trimestre del 2024, il cyberbullismo ha rappresentato il 13% di tutte le richieste di aiuto, con la maggior parte dei casi che si sono verificati sulle piattaforme social.

Le conseguenze di questo nuovo flagello sociale sono gravi e ben documentate: si osserva un aumento dei casi di problemi di salute mentale tra bambini e adolescenti, oltre a episodi di autolesionismo, suicidio e violenza fisica.

Punti chiave

●      Il cyberbullismo rimane una sfida crescente in tutta Europa, con un aumento dei casi di cyberbullismo tra gli adolescenti negliultimi anni.

●      Il confine tra cyberbullismo e cyberviolenza si sta ampliando, poiché le molestie digitali ora includono l'umiliazione pubblica,il doxing e l'esclusione coordinata, oltre al tradizionale bullismoindividuale.

●      Le risposte nazionali sono in evoluzione,ma gli esperti avvertono che la legislazione da sola non può tenere il passocon la cultura digitale. Un progresso sostenibile dipende dall'istruzione,dalla prevenzione e dalla cooperazione transfrontaliera.

●      I genitori e gli educatori sono alleati essenziali. Il dialogo aperto, la condivisione delle esperienze digitali el'empatia sono le armi migliori per aiutare i bambini a orientarsi nella vitaonline.

●      Gli influencer possono essere voci potenti per il cambiamento. Campagne come Beyond Profiles di Cybersmile e ricerche dell'Università di Tilburg dimostrano che icreatori che condividono storie personali possono ridurre lo stigma, promuoverel'empatia e raggiungere un pubblico giovane dove le campagne ufficiali spessonon riescono.

Dal cyberbullismo alla cyberviolenza: una realtà in crescita e sempre più complessa

In pochi anni, il fenomeno dei danni online subiti da bambini e adolescenti si è esteso dal cyberbullismo tra pari al concetto più ampio e oscuro di cyberviolenza.

Non si tratta solo di una questione linguistica. La distinzione tra cyberbullismo e cyberviolenza riflette come il danno digitale si sia evoluto ben oltre gli insulti e l’esclusione.
Oggi include l’esposizione a contenuti violenti o sessuali, l’umiliazione online e le tendenze manipolative.
A tutto questo si aggiunge il ruolo dei feed dei social media, che propongono un flusso continuo di contenuti spesso inappropriati, con i quali i più giovani non hanno ancora gli strumenti per confrontarsi.

In Francia, Nora Fraisse, fondatrice dell’associazione anti-bullismo Marion la Main Tendue, sottolinea che questa distinzione è essenziale per comprendere la nuova realtà che i bambini si trovano ad affrontare online:

“La cyberviolenza significa esposizione a contenuti violenti, inappropriati o scioccanti, qualcosa che può causare danni anche quando nessuno ti prende di mira direttamente”, spiega.
“Il cyberbullismo è invece un’aggressione mirata. Sai chi c’è dietro, anche se si nasconde dietro uno pseudonimo.”

Fraisse mette in evidenza quello che definisce un “massiccio abbassamento dell’età di esposizione”: bambini di appena dieci anni si imbattono regolarmente in contenuti per adulti e in comportamenti aggressivi online, spesso senza capire davvero ciò che stanno vedendo.

“I bambini consumano contenuti creati da adulti, per adulti. TikTok fa ormai parte della loro routine quotidiana. Il problema non è lo strumento in sé, ma la natura di ciò che vedono.”

Oltre confine, l’Associazione spagnola per la prevenzione del bullismo scolastico (AEPAE) ha osservato in prima persona l’escalation del cyberbullismo tra i più piccoli.
Ciò che un tempo avveniva sui social network pubblici si è spostato in chat private e app di messaggistica come WhatsApp, Discord e Telegram, ambienti in cui la presenza degli adulti è minima o del tutto assente.

“Siamo passati da insulti isolati a un’esclusione coordinata”, commenta la dottoressa Ana M.ª Giménez Gualdo dell’Università di Malaga.
“Oggi assistiamo alla manipolazione delle immagini, alla diffusione di voci e a quello che chiamiamo cybergossip, dove le notizie false si diffondono più velocemente della verità.”

Anche la Cybersmile Foundation del Regno Unito, guidata da Scott Freeman, ha notato questo cambiamento — non solo nel linguaggio usato dai giovani, ma anche nella forma che assume la crudeltà online.

“Stiamo assistendo a un aumento del bullismo passivo e indiretto: esclusione, ghosting, body-shaming attraverso filtri e commenti”, afferma Freeman.
“L’impatto psicologico non è meno grave delle molestie esplicite.”

Per Ivano Zoppi, segretario generale della Fondazione Carolina in Italia, questa evoluzione rivela qualcosa di ancora più profondo: la gamification della crudeltà.

“L’aggressività online è diventata una forma di intrattenimento, parte del circolo vizioso della dopamina generato da like e visualizzazioni. I confini tra gioco e violenza stanno diventando sempre più sfumati.”

Insieme, questi esperti descrivono un panorama digitale in cui il danno non è sempre visibile e raramente è semplice.
Non si tratta più solo di ciò che i bambini si fanno a vicenda online, ma anche di ciò che Internet fa a loro.

TikTok e i nuovi volti del danno online

Quando le aule hanno chiuso e i cortili delle scuole si sono svuotati, TikTok è diventato il centro della cultura giovanile. Quella che era nata come una piattaforma creativa per danza e intrattenimento si è trasformata nel principale spazio sociale per milioni di giovani in tutta Europa — un luogo in cui identità, appartenenza e ricerca di approvazione si sviluppano in tempo reale.

“I giovani oggi sono su TikTok molto prima rispetto al passato”, osserva Nora Fraisse di Marion la Main Tendue. “È diventato parte della loro routine quotidiana. Non sono più creatori, come lo erano su YouTube, ma consumatori di contenuti — e questi contenuti possono essere estremamente violenti.”

Fraisse avverte che gran parte di ciò che circola su TikTok “è prodotto da adulti per adulti, ma è consumato soprattutto dai bambini”, rendendo fondamentali vigilanza ed educazione ai media.

Nel Regno Unito, il 58% dei giovani tra i 16 e i 24 anni dichiara di aver subito abusi online e l’87% afferma che i social media hanno un impatto negativo sulla propria salute mentale, secondo l’ultimo Digital Wellbeing Report della Cybersmile Foundation.

“Le piattaforme che puntano tutto sui contenuti visivi e sulla convalida da parte dei coetanei, come Instagram e TikTok, sono particolarmente legate a problemi di immagine corporea e a difficoltà di salute mentale”, afferma Scott Freeman della Cybersmile Foundation.

Preoccupazioni simili emergono in tutta Europa. In Italia, Ivano Zoppi della Fondazione Carolina sottolinea:

“TikTok, per la velocità e la viralità dei suoi contenuti, è quella che ci preoccupa di più, soprattutto perché stanno aumentando le sfide pericolose e il doxing.”

Le ricerche confermano queste preoccupazioni. Una revisione sistematica del 2023 di 20 studi sull’impatto di TikTok sulla salute mentale degli adolescenti ha rilevato che un uso intensivo della piattaforma è correlato a livelli più alti di ansia e depressione.

Nel Regno Unito, il rapporto Children and Parents: Media Use and Attitudes (Ofcom, 2024) evidenzia che un quarto dei bambini britannici tra i 5 e i 7 anni possiede già uno smartphone, e molti altri utilizzano i social media nonostante i limiti di età.
L’OMS riporta inoltre che l’uso problematico dei social media tra gli adolescenti europei è salito dal 7% nel 2018 all’11% nel 2022, un aumento legato al maggiore tempo trascorso davanti agli schermi dopo la pandemia.

Per gli educatori, questo cambiamento culturale rappresenta una sfida quotidiana.

“Gli insegnanti sono disarmati”, spiega Fraisse. “Non hanno idea di cosa accada su queste piattaforme. Io dico loro: aprite degli account, guardate cosa guardano i vostri studenti, cercate di capire il loro linguaggio digitale — scoprirete anche le sfide pericolose che circolano online.”

Anche TikTok è ormai sotto crescente osservazione da parte delle autorità di regolamentazione.
L’Unione Europea ha avviato un procedimento formale contro la piattaforma in base al Digital Services Act (DSA), per questioni legate alla protezione dei minori, alla trasparenza pubblicitaria, all’accesso ai dati e ai rischi algoritmici.

Il Parlamento europeo ha inoltre chiesto che vengano effettuati audit sulla protezione dei minori nelle scelte di progettazione delle piattaforme social, riconoscendo che il problema risiede meno nei singoli video e più negli algoritmi ottimizzati per catturare l’attenzione.

“Promuovere abitudini online sane significa incoraggiare alfabetizzazione digitale e consapevolezza di sé, non paura o senso di colpa. Dobbiamo dare ai giovani gli strumenti per muoversi in questi spazi in modo sicuro,” commenta Scott Freeman della Cybersmile Foundation.

Il dilemma politico dell’Europa: come reagire più rapidamente del feed

In tutta Europa, i governi stanno cercando di tenere il passo con un problema che evolve più rapidamente della legislazione. Tutti i Paesi riconoscono ormai che cyberbullismo e violenza online rappresentano vere e proprie sfide di salute pubblica, ma le risposte restano frammentarie, disorganiche e troppo spesso reattive.

Negli ultimi anni, Francia e Germania hanno introdotto leggi che criminalizzano il bullismo scolastico e quello online.
La Spagna ha ampliato il suo Plan de Convivencia Escolar includendo misure di prevenzione del cyberbullismo, mentre l’Italia sta preparando un programma nazionale di alfabetizzazione digitale per le scuole primarie, in partenza nel 2025.

Tuttavia, sebbene queste iniziative rappresentino un progresso, gli esperti concordano su un punto: la legislazione da sola non basta.
Ivano Zoppi avverte che i decisori politici tendono spesso a concentrarsi più sulla punizione che sulla prevenzione:

“Non possiamo risolvere questo problema solo con le leggi. La sfida è culturale, non solo giuridica. Se non cambiamo il modo in cui bambini, genitori e scuole vivono il mondo digitale, le leggi arriveranno sempre troppo tardi.”

Per Nora Fraisse, in Francia si ripete lo stesso schema:

“Ogni nuova tragedia genera un’ondata di emozione e una nuova legge. Ma dobbiamo passare dalla gestione delle crisi all’educazione continua. La prevenzione deve diventare parte della vita quotidiana, non solo una campagna una volta all’anno.”

E anche se in Spagna sono stati introdotti solidi protocolli anti-bullismo nelle scuole, molti vengono attivati solo quando il danno è già stato fatto, spiega la dottoressa Ana M.ª Giménez Gualdo dell’AEPAE:

“Le regole esistono sulla carta, ma spesso l’intervento arriva troppo tardi. Quando gli insegnanti reagiscono, la vittima è già isolata, ansiosa o in alcuni casi con tendenze suicide.”

Un’altra criticità importante riguarda la mancanza di collaborazione a livello europeo, osserva Scott Freeman della Cybersmile Foundation.
Secondo Freeman, il Digital Services Act (DSA) dell’UE rappresenta un passo nella giusta direzione, perché obbliga le piattaforme a controllare i propri algoritmi e a valutare i rischi per i minori. Tuttavia, avverte che i rapporti sulla trasparenza sono utili solo se seguiti da azioni concrete:

“Continuiamo a trattare il cyberbullismo come un problema locale o nazionale, ma le piattaforme sono globali. Servono dati condivisi, un supporto coerente alle vittime e un messaggio unificato che superi i confini.”

Genitori ed educatori: insegnare la vita digitale con empatia, non con paura

Tutti gli esperti concordano su un punto chiave: proteggere i bambini online inizia molto prima di una crisi — e non può basarsi solo su divieti o restrizioni.
La prima vera linea di difesa non è la tecnologia, ma le relazioni umane che circondano lo schermo.

In tutta Europa, genitori ed educatori cercano il giusto equilibrio tra vigilanza e fiducia. Vogliono guidare, non spiare; proteggere, ma non isolare.

Gli esperti di cyberbullismo e cyberviolenza sono d’accordo: il problema va affrontato insieme ai bambini, non contro di loro.
La guida deve essere relazionale, non repressiva.
Genitori ed educatori non possono delegare il loro ruolo a filtri, app o leggi: devono riconquistarlo attraverso presenza, empatia e coerenza.

“Le famiglie spesso oscillano tra il divieto totale e la permissività assoluta. Serve una via di mezzo: un’educazione all’uso consapevole. Questo significa che gli adulti devono entrare nel mondo digitale con i propri figli, non restarne fuori,” afferma Ivano Zoppi della Fondazione Carolina.

Gli esperti sottolineano che genitori e insegnanti non possono più restare ai margini della cultura digitale, ma devono partecipare attivamente agli spazi dove i giovani trascorrono il loro tempo.

“Capire cosa succede in quei luoghi digitali è essenziale per comprendere i propri studenti. Gli insegnanti devono essere presenti online — non per controllare, ma per connettersi,” commenta Ana M.ª Giménez Gualdo dell’AEPAE.

Quando l’influenza diventa empatia: i creator aiutano i giovani a sentirsi meno soli

Secondo una ricerca del Centro sloveno per un Internet più sicuro, il 59% degli studenti delle scuole secondarie si confronta regolarmente con gli influencer.
Per questo motivo è fondamentale che creator e influencer si uniscano alla lotta contro i danni causati dal cyberbullismo e dalla cyberviolenza.

“Oggi il danno online riguarda tanto la pressione e il confronto quanto gli abusi diretti”, commenta Scott Freeman della Cybersmile Foundation.

In questo senso, gli influencer possono svolgere un ruolo decisivo nel colmare il divario generazionale online, traducendo temi complessi — come cyberbullismo, immagine corporea o salute mentale — in un linguaggio autentico e accessibile.
Incoraggiando i follower a chiedere aiuto o a esprimersi, diventano non solo creatori di contenuti, ma costruttori di comunità nello spazio digitale.

Sempre più esperti riconoscono l’importanza di questo approccio.
Il panorama della sicurezza digitale sta evolvendo e valorizza il ruolo che i creator sui social media possono avere nel promuovere norme positive e comportamenti consapevoli online.

Una ricerca accademica dell’Università di Tilburg (Paesi Bassi) mostra che le campagne che collaborano con i creator e propongono narrazioni autentiche e peer-to-peer riescono a entrare in sintonia con bambini e adolescenti tra i 10 e i 18 anni, aiutandoli a interiorizzare i messaggi contro il bullismo nelle loro abitudini digitali quotidiane.

La campagna Beyond Profiles” della Cybersmile Foundation ha coinvolto influencer di spicco che hanno condiviso storie personali di cyberbullismo e salute mentale, raggiungendo oltre un milione di visualizzazioni video e ribadendo un messaggio fondamentale: “Dietro ogni profilo c’è una persona con dei sentimenti.”

“I giovani hanno bisogno di mentori digitali, non di poliziotti digitali. Quando gli adulti mostrano curiosità invece che paura, i ragazzi sono molto più propensi a chiedere aiuto quando qualcosa va storto,” aggiunge Scott Freeman.

Insieme, questi esempi segnano un cambiamento importante: invece di vedere gli influencer come parte del problema, oggi vengono riconosciuti come voci credibili e alleate nel contrasto al cyberbullismo, capaci di colmare il divario tra i programmi educativi ufficiali e l’esperienza digitale vissuta dai più giovani.

Come genitori ed educatori possono accompagnare i bambini online

  1. Esplorate insieme.
    Create account sui social media insieme ai bambini; chiedete loro di mostrarvi i creator, le tendenze e le sfide che seguono. La curiosità costruisce fiducia.
  2. Parlate presto e spesso.
    Non aspettate che sorgano problemi. Iniziate presto a parlare di rispetto online, empatia digitale e privacy.
  3. Date l’esempio.
    I bambini imparano imitando. Mostrate con i fatti cosa significa pubblicare in modo responsabile, rispettare i limiti di tempo e gestire le emozioni online.
  4. Restate informati e presenti.
    Gli insegnanti dovrebbero conoscere le piattaforme e il linguaggio dei propri studenti. Essere digitalmente competenti aiuta a riconoscere i rischi prima che diventino problemi.
  5. Sostituite la punizione con il dialogo.
    Se qualcosa va storto, concentratevi sulla comprensione e sulla risoluzione, non sulla punizione. Ricostruire la fiducia è più efficace che generare paura.

In occasione della Giornata internazionale dell’UNESCO contro la violenza e il bullismo a scuola, compreso il cyberbullismo, l’Europa si trova di fronte a una sfida decisiva: non solo proteggere i bambini dalla tecnologia, ma prepararli ad affrontarla con consapevolezza, empatia e resilienza.

Dove trovare aiuto e informazioni

Se tu o qualcuno che conosci siete vittime di abusi online o di cyberbullismo, puoi trovare supporto qui:

🇫🇷 Francia — 3018 (e-Enfance / Association Marion la Main Tendue)
Numero verde nazionale per la violenza digitale e il cyberbullismo, gratuito e riservato, attivo 7 giorni su 7.

🇫🇷 Francia — 116 006 (France Victimes)
Numero generale di assistenza alle vittime, per casi di bullismo, violenza e abusi online.

🇬🇧 Regno Unito — Childline (0800 1111)
Linea di assistenza disponibile 24 ore su 24 per bambini e giovani vittime di bullismo, cyberbullismo o danni online.

🇩🇪 Germania — Nummer gegen Kummer (116 111)
Linea nazionale di ascolto per bambini e adolescenti, che offre consulenza su bullismo, cyberbullismo e problemi familiari.

🇩🇪 Germania — Internet-Beschwerdestelle
Servizio per segnalare contenuti online illegali o dannosi, inclusi incitamento all’odio e molestie.

🇪🇸 Spagna — Fundación ANAR (900 202 010)
Linea di assistenza gratuita e riservata per bambini e adolescenti vittime di bullismo o abusi online.

🇪🇸 Spagna — INCIBE Cyber Helpline (017)
Linea nazionale di sicurezza informatica che offre assistenza per minacce digitali, furti di identità e casi di cyberbullismo.

🇮🇹 Italia — Telefono Azzurro (1 96 96)
Linea nazionale di protezione per l’infanzia che supporta le vittime di bullismo, sexting e cyberviolenza.

🇳🇱 Paesi Bassi — De Kindertelefoon (0800 0432)
Linea di ascolto per bambini e adolescenti, disponibile via telefono o chat, che offre consulenza su bullismo e sicurezza online.

🇧🇪 Belgio — Child Focus / Stop Cyber Hate (116 000)
Linea nazionale per bambini scomparsi o vittime di abusi, inclusi casi di adescamento e bullismo online.

🇸🇪 Svezia — BRIS (020 50 50 50)
Servizio dedicato ai diritti dei bambini, che fornisce consulenza via telefono, chat o e-mail su bullismo e salute mentale.

🇩🇰 Danimarca — BørneTelefonen (116 111)
Linea di assistenza gratuita e riservata per bambini e adolescenti, per qualsiasi tipo di problema, incluso il cyberbullismo.

🇳🇴 Norvegia — Kors på Halsen (800 333 21)
Linea anonima di aiuto per giovani che affrontano bullismo, molestie digitali o solitudine.

🇫🇮 Finlandia — MLL Lasten ja Nuorten Puhelin (116 111)
Linea nazionale della Mannerheim League che offre supporto ai bambini e ai giovani per rischi online e casi di cyberbullismo.

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