Come evolveranno i budget di influencer marketing nel prossimo anno?
Jakob Wigselius:
Mi aspetto che i budget di influencer marketing continuino a crescere nei prossimi anni. Vediamo i brand destinare una quota sempre maggiore dei loro budget di marketing complessivi all’influencer marketing, soprattutto perché riconoscono l’impatto full funnel dei contenuti generati dai creator. Non è più visto come una tattica sperimentale o stagionale: sta diventando un canale centrale che contribuisce ad awareness, consideration e conversioni.
Con il ROI dei media tradizionali sempre più difficile da giustificare, l’influencer marketing assorbe una parte crescente della torta. Inoltre, i brand hanno capito che non è solo un canale di distribuzione, ma un modo per produrre contenuti riutilizzabili su tutti i canali.
All’interno dei budget di influencer marketing, come sta cambiando la distribuzione dei fondi?
Jakob Wigselius:
C’è un passaggio evidente dalle campagne una tantum alle strategie always-on. Queste possono basarsi su pochi ambassador fissi o su un ampio numero di influencer attivati in modo continuativo. Inoltre, i brand riconoscono il valore delle relazioni di lungo periodo con creator che incarnano i loro valori e costruiscono credibilità duratura.
I compensi dei creator rappresentano ancora una parte rilevante della spesa, ma i brand stanno investendo di più nei servizi collegati alla strategia di influencer marketing: ricerca, framework concettuali, gestione e conoscenza dei mercati locali.
Cresce anche l’amplificazione a pagamento del contenuto dei creator attraverso Spark Ads e Meta Ads. I budget di produzione invece tendono a essere più bassi, perché oggi i creator realizzano contenuti dallo stile organico con qualità molto alta.
Infine, sempre più brand investono in strumenti di misurazione per tracciare la performance, ottimizzare e riportare i risultati in modo più efficace nel quotidiano.
Che impatto ha il social commerce sui budget di influencer marketing?
Jakob Wigselius:
Il social commerce sta sicuramente influenzando il modo in cui i brand pensano l’influencer marketing, ma non è ancora una soluzione valida per tutti. Piattaforme come TikTok Shop o gli strumenti di affiliazione stanno crescendo, soprattutto in settori come beauty e moda, ma l’adozione è ancora disomogenea. Molti brand li stanno esplorando, ma spesso hanno bisogno di supporto per integrarli in una strategia più ampia di brand e contenuti.
Dal nostro punto di vista come agenzia, il social commerce apre nuove opportunità ma porta anche maggiore complessità. Rimane un forte investimento nello storytelling, nella costruzione di community e nell’equity di marca a lungo termine – aree in cui l’influencer marketing eccelle. E non tutti i prodotti o servizi si prestano al social commerce.
Piuttosto che spostare tutto verso contenuti di affiliazione, crediamo che i budget continueranno ad ampliarsi trovando un equilibrio tra commercio e creatività.
Come stanno evolvendo i KPI per misurare l'influencer marketing?
Jakob Wigselius:
I KPI dipendono sempre dall’obiettivo della campagna. Per l’awareness, i brand continuano a guardare a reach, impression e tasso di engagement. Per obiettivi intermedi (mid-funnel), sono importanti i clic, i salvataggi e l’aumento delle ricerche di brand. In fondo al funnel, invece, contano le conversioni, i ricavi da affiliazione, l’uso di codici promo e l’acquisizione di nuovi clienti.
L’earned media value (EMV) e gli studi di brand lift stanno guadagnando terreno come strumenti più sofisticati di valutazione, soprattutto ora che gli investimenti in influencer marketing crescono rapidamente. Detto ciò, alcuni marketer si aspettano ancora metriche simili al paid search o al direct response, il che porta ad aspettative poco realistiche. L’influencer marketing ha molti effetti di lungo periodo sul brand che non vanno trascurati.
I clienti cercano di confrontare direttamente il ROI dell’influencer marketing con altri canali?
Jakob Wigselius:
Sì, molti clienti provano a confrontare il ROI dell’influencer marketing con altri canali come paid social o paid search, e questo influenza la distribuzione dei budget. La difficoltà è che l’influencer marketing gioca un ruolo diverso nel funnel e genera spesso un valore di marca di lungo periodo, difficile da misurare con la logica dell’ultimo clic. Quando si usano gli stessi criteri di Google Ads, si crea un disallineamento. La formazione e strumenti di attribuzione migliori possono colmare questo gap, ma è anche fondamentale impostare le aspettative correttamente fin dall’inizio.
Allo stesso tempo, credo sia importante che gli inserzionisti possano confrontare l’influencer marketing con altri canali per allocare i budget in modo sano. E visto che i grandi brand stanno investendo pesantemente, è logico metterlo a confronto anche con TV o OOH. La cosa cruciale è distinguere tra produzione di contenuti e distribuzione di contenuti – una differenza che molti advertiser fanno per altri canali, ma non ancora abbastanza nell’influencer marketing.
Quali sono oggi le principali sfide di budget per i brand nell’influencer marketing?
Jakob Wigselius:
Con la maturità dell’influencer marketing emergono nuove sfide – ma molte riflettono semplicemente la crescita e la professionalizzazione del canale. I compensi dei creator stanno aumentando, in particolare nelle categorie più richieste, e questo segnala il valore crescente che portano.
La misurazione sta evolvendo: l’attribuzione resta complessa, ma gli strumenti di data, le integrazioni con le piattaforme e le capacità di reporting sono molto migliorati. Questi progressi aiutano i brand ad andare oltre le vanity metrics e a concentrarsi su ciò che genera davvero performance. Anche gli aggiornamenti normativi stanno professionalizzando il settore, incoraggiando più trasparenza e fiducia – fondamentali per la salute del brand nel lungo periodo.
E se la saturazione dei contenuti è reale, spinge i brand a essere più creativi e strategici. Chi investe in storytelling autentico e collaborazioni durature si distingue più che mai.
Per noi come agenzia è importante che i clienti si sentano sicuri quando investono in influencer marketing. La paura di mettere a rischio la propria marca rimane un ostacolo all’aumento dei budget, soprattutto in una strategia dove bisogna spesso fidarsi che i creator interpretino il brand a modo loro.
In quali aree dovrebbero investire di più i brand per massimizzare l’impatto dei loro budget di influencer marketing?
Jakob Wigselius:
Credo che ci siano alcuni ambiti chiave. Prima di tutto, le partnership a lungo termine con i creator, perché garantiscono un allineamento più autentico con il brand e migliori risultati nel tempo.
Secondo, l’amplificazione a pagamento è ancora sottoutilizzata. Il paid boosting assicura che i contenuti migliori raggiungano audience più ampie e targettizzate. Terzo, i brand dovrebbero investire in infrastrutture di dati e strumenti di misurazione per comprendere meglio la performance e ottimizzare le campagne future, internamente o con il supporto di un’agenzia come United Influencers.
Infine, dovrebbero esplorare modi per raccogliere dati proprietari attraverso i contenuti degli influencer – come iscrizioni alla newsletter, download di app o offerte esclusive. Queste strategie renderanno l’influencer marketing non solo più efficace, ma anche più misurabile e scalabile nel tempo.
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